Cari keypaxxiani, sono reduce dalla premiazione, quale menzione d’onore, al concorso letterario, di poesia e prosa:
VALEGGIO FUTURA 2007 sul tema:
"SOLIDARIETA’, IO PER GLI ALTRI".
Tenutosi a Valeggio sul Mincio oggi, domenica 10 giugno 2007.
Di seguito, vi riporto il racconto premiato. Un pargoletto che mi coccolo con affetto….


http://stat.radioblogclub.com/radio.blog/skins/mini/player.swf Consiglio l’ascolto del brano per la lettura.
*********************************************************************
Buongiorno signor Mavi…
Fabrizio Mavi non credeva più in nulla. Aveva abbandonato da tempo la religione, dopo aver perduto il lavoro a quarantacinque anni ed aver perso i suoi pochi amici. Qualcuno sposato era geloso della moglie, altri preferivano evitarlo per coltivare il proprio orticello. Il carattere all’apparenza burbero ed introverso aveva contribuito a fare di lui un uomo isolato ed ignorato. Il fato gli si era accanito contro, e a nulla era servito sperare che la sorte avversa potesse terminare.
Così si era richiuso in se stesso, precipitando in uno stato di apatia da cui non riuscì a risollevarsi.
«La depressione è una brutta bestia. Una malattia terribile e difficile da sconfiggere… devi lasciarti aiutare…»
Gli ripeteva la vecchia madre appena compresa la situazione del figlio. Ma le condizioni di salute e l’età avanzata non le permisero di prendersi cura di lui come avrebbe voluto. Il monolocale che occupava, nel quartiere popolare di Verona, divenne il suo sudario dall’abbraccio stretto e soffocante. Un calvario chiuso in quattro pareti fredde e dall’intonaco fatiscente. Usciva solo per comprarsi lo stretto necessario a sopravvivere. Talvolta mangiando una volta al giorno, talvolta scordandosi di farlo, talvolta dovendo rinunciare per il basso sussidio che percepiva. Negli ultimi anni aveva iniziato a sbiancarsi nei capelli e a perderli. Tanto che, il viso e gli occhi infossati uniti ad una carnagione chiara, gli conferivano un aspetto quasi spettrale che si combinava adeguatamente alla corporatura smilza e dinoccolata. Somigliava alla controparte maschile di Adelina; la ragazza che ogni giorno lo salutava sulla soglia di casa prima di uscire. Minuta, pallida, sembrava saperlo scrutare dentro dai suoi inseparabili occhiali scuri. Vestiva sempre con capi sobri e neri, giacche di una misura più ampia rispetto alla sua taglia, sopra magliette di cotone bianco.
«Buongiorno signor Mavi… le occorre qualcosa? Sto uscendo…»
Si rivolgeva a lui con un tono di rispetto e cordialità inusuali. L’unica persona dell’intera palazzina a farlo per qualche strano motivo. Perlomeno tale appariva a Fabrizio. Ormai disilluso dalla vita e dal prossimo. Non aveva più nulla da dare, eppure quella ragazza dai capelli corvini, raccolti sempre in una coccarda, impegnava ogni giorno alcuni minuti del suo tempo soffermandosi accanto alla sua porta d’entrata. Lo riteneva l’ultimo flebile spiraglio di una luce che si affievoliva progressivamente. Nonostante il dialogo con la generosa vicina si limitasse a quella singola frase ricorrente, cui rispondeva con un cenno negativo del capo ed un triste sorriso, l’importanza della cortesia assumeva un fondo sostanzioso nel lento incedere di giorni opachi ed aridi sempre fedeli a se stessi. Nei pochi istanti dell’incontro, Fabrizio si sollevava dal letto e compiva i pochi passi necessari a raggiungere l’ingresso, richiamato dal trillo del campanello. Un rituale quasi religioso che percorreva la medesima linea retta, eseguendo una camminata lenta e svogliata che lo scuoteva dal torpore fisico e mentale. Adelina si era insinuata nella sua esistenza. Questo un dato di fatto inconfutabile. Ci era riuscita arrivando in punta di piedi, senza utilizzare la forza della carità o dell’apprensione. Il ragazzo iniziò a contare i minuti che lo separavano dalla sua visita, quindi le ore. E, quando questa avveniva, un sapore diverso sostava per qualche tempo nella sua giornata. Un aroma di tranquillità, un gusto di umanità. Poi, come tutte le cose belle della sua vita, anche la visita di Adelina si interruppe. Il primo giorno, Fabrizio rimase seduto sul letto. Attendendo invano per delle ore. Trascorrendo una notte quasi insonne. Avvertendo un’inspiegabile nodo allo stomaco. Maturando un’ansia insopprimibile. Il mattino seguente lo trovò curvo sul materasso, con le mani a stringere la nuca e lo sguardo a cercare un’inesistente spiraglio luminoso dalla porta. Dondolava il tronco con i gomiti appoggiati alle ginocchia, alternando la vista dai piedi all’entrata del monolocale. Inquieto. Non poteva accettare che la sua vicina si fosse dimenticata di lui. Non anche lei. Era assurdo.
“Se soltanto le avessi detto qualche parola… forse….”
Meditava preso dall’angoscia di aver commesso qualche inspiegabile mancanza. Si assumeva mentalmente ogni colpa, quasi cercando di espiare, ripromettendosi che avrebbe assunto un comportamento meno schivo, sperando bastasse ciò a rivedere Adelina. Ma anche così, la ragazza non si vide.
Fabrizio prese a camminare nervosamente lungo l’appartamento, attraverso il disordine degli abiti sparsi a terra, a fianco delle pentole dimenticate nel lavandino, sfiorato dalle fasce orizzontali del sole che si affacciava timidamente dalle persiane sulle finestre.
“Le è accaduto qualcosa. Deve essere così… non ci sono altre spiegazioni. Lei non mi abbandonerebbe mai… mai!”
Provò a convincersi. Incapace di tollerare diversamente. Decise di scoprire il motivo della latitanza e si infilò le scarpe, sopra la maglietta nera una giacca sgualcita, e solcò l’uscio di casa. Disorientato, si rivolse alla signora del primo piano; una anziana pensionata che passava il tempo osservando i vicini della palazzina e la vita che scorreva fuori sulla strada.
«Adelina..? Adelina Ghiotti..? La ragazza che sta su, all’ultimo piano… Si, si.. la vedo passare ogni giorno. Ha avuto un’incidente… Non lo sapeva?»
Lo informò dimostrandosi al corrente.
«Un… incidente?!? No… non so nulla. Cosa le è accaduto? Come sta adesso?»
La incalzò agitato, sentendo la gola inaridirsi.
«Non si sa. Io da qui non posso muovermi. Ma mi ha informata il figlio della Giovanna; la vedova del secondo piano. Il ragazzino stava prendendo l’autobus per andare a scuola, come tutte le mattine, ha sentito un botto a pochi metri di distanza ed ha visto l’Adelina accasciata a terra. Una macchina l’ha investita. Per fortuna non correva molto.. La nostra vicina sembrava essere ancora vigile quando è arrivata l’ambulanza. Adesso è ricoverata in ospedale.. Però altro non saprei dirle… Non posso muovermi…»
Ripetè l’anziana lamentandosi della carrozzella che la confinava. Fabrizio la ringraziò con un filo di voce e si dileguò verso la fermata dell’autobus. Attese con impazienza l’arrivo del mezzo pubblico e contò le fermate necessarie per giungere in ospedale. Vi giunse insieme ad un’ambulanza del pronto soccorso, da cui alcuni infermieri prelevarono una portantina con un ferito ricoperto di sangue. La visione lo fece rabbrividire, ma non si fermò. Proseguì soffermandosi alla portineria per chiedere informazioni, salì diversi piani di scale con il fiatone per non attendere l’ascensore occupato. Quindi, con il cuore in gola, si presentò davanti alla stanza con Adelina dentro. La distinse subito tra le altre degenti; l’inconfondibile carnagione pallida, i capelli scuri sciolti, ora sulle spalle, che incorniciavano un viso emaciato, le spalle magre che fuoriuscivano dalle lenzuola di cotone. Una medicazione bianca e spessa sulla fronte rimarcava l’accaduto.
Fianco al letto un bastone bianco, con un’estremità rossa, dalla verniciatura fosforescente. Un oggetto che non aveva mai scorto prima, forse appoggiato di lato ad ogni sua visita. Un’inaspettata scoperta per l’allibito Fabrizio; la giovane veronese, che da svariate settimane gli offriva un apporto morale, combatteva quotidianamente con problematiche persino più grandi delle sue. Si avvicinò con cautela al letto e le vide riaprire gli occhi vuoti. Dopo un’iniziale smarrimento, Adelina mosse lievemente il capo, arricciando il naso, nutrendosi della nuova presenza che la fece sorridere.
«Buongiorno signor Mavi… Come sta oggi?»
Probabilmente il particolare odore di lavanda e di pelle erano caratteristiche inconfondibili per i sensi acuiti di Adelina.
«Io bene, grazie Adelina… Hai bisogno di qualcosa…?»
Le rispose con un sorriso ancora più radioso e grato del precedente. Per nulla sorpresa. Dando l’impressione di conoscerlo più di quanto lui conoscesse se stesso, in fondo.
«Grazie… Per ora non mi occorre nulla. Sono tutti molto gentili con me. A volte bastano poche cose per fare avvertire il proprio affetto e calore. Qui sono abituati a dimostrarlo….»
Fabrizio soppesò brevemente quelle parole e non disse altro. Si limitò a farle compagnia, ad offrirle quello che aveva ricevuto. E lo stesso fece per i giorni successivi. Anche quando Adelina venne dimessa.
Così si era richiuso in se stesso, precipitando in uno stato di apatia da cui non riuscì a risollevarsi.
«La depressione è una brutta bestia. Una malattia terribile e difficile da sconfiggere… devi lasciarti aiutare…»
Gli ripeteva la vecchia madre appena compresa la situazione del figlio. Ma le condizioni di salute e l’età avanzata non le permisero di prendersi cura di lui come avrebbe voluto. Il monolocale che occupava, nel quartiere popolare di Verona, divenne il suo sudario dall’abbraccio stretto e soffocante. Un calvario chiuso in quattro pareti fredde e dall’intonaco fatiscente. Usciva solo per comprarsi lo stretto necessario a sopravvivere. Talvolta mangiando una volta al giorno, talvolta scordandosi di farlo, talvolta dovendo rinunciare per il basso sussidio che percepiva. Negli ultimi anni aveva iniziato a sbiancarsi nei capelli e a perderli. Tanto che, il viso e gli occhi infossati uniti ad una carnagione chiara, gli conferivano un aspetto quasi spettrale che si combinava adeguatamente alla corporatura smilza e dinoccolata. Somigliava alla controparte maschile di Adelina; la ragazza che ogni giorno lo salutava sulla soglia di casa prima di uscire. Minuta, pallida, sembrava saperlo scrutare dentro dai suoi inseparabili occhiali scuri. Vestiva sempre con capi sobri e neri, giacche di una misura più ampia rispetto alla sua taglia, sopra magliette di cotone bianco.
«Buongiorno signor Mavi… le occorre qualcosa? Sto uscendo…»
Si rivolgeva a lui con un tono di rispetto e cordialità inusuali. L’unica persona dell’intera palazzina a farlo per qualche strano motivo. Perlomeno tale appariva a Fabrizio. Ormai disilluso dalla vita e dal prossimo. Non aveva più nulla da dare, eppure quella ragazza dai capelli corvini, raccolti sempre in una coccarda, impegnava ogni giorno alcuni minuti del suo tempo soffermandosi accanto alla sua porta d’entrata. Lo riteneva l’ultimo flebile spiraglio di una luce che si affievoliva progressivamente. Nonostante il dialogo con la generosa vicina si limitasse a quella singola frase ricorrente, cui rispondeva con un cenno negativo del capo ed un triste sorriso, l’importanza della cortesia assumeva un fondo sostanzioso nel lento incedere di giorni opachi ed aridi sempre fedeli a se stessi. Nei pochi istanti dell’incontro, Fabrizio si sollevava dal letto e compiva i pochi passi necessari a raggiungere l’ingresso, richiamato dal trillo del campanello. Un rituale quasi religioso che percorreva la medesima linea retta, eseguendo una camminata lenta e svogliata che lo scuoteva dal torpore fisico e mentale. Adelina si era insinuata nella sua esistenza. Questo un dato di fatto inconfutabile. Ci era riuscita arrivando in punta di piedi, senza utilizzare la forza della carità o dell’apprensione. Il ragazzo iniziò a contare i minuti che lo separavano dalla sua visita, quindi le ore. E, quando questa avveniva, un sapore diverso sostava per qualche tempo nella sua giornata. Un aroma di tranquillità, un gusto di umanità. Poi, come tutte le cose belle della sua vita, anche la visita di Adelina si interruppe. Il primo giorno, Fabrizio rimase seduto sul letto. Attendendo invano per delle ore. Trascorrendo una notte quasi insonne. Avvertendo un’inspiegabile nodo allo stomaco. Maturando un’ansia insopprimibile. Il mattino seguente lo trovò curvo sul materasso, con le mani a stringere la nuca e lo sguardo a cercare un’inesistente spiraglio luminoso dalla porta. Dondolava il tronco con i gomiti appoggiati alle ginocchia, alternando la vista dai piedi all’entrata del monolocale. Inquieto. Non poteva accettare che la sua vicina si fosse dimenticata di lui. Non anche lei. Era assurdo.
“Se soltanto le avessi detto qualche parola… forse….”
Meditava preso dall’angoscia di aver commesso qualche inspiegabile mancanza. Si assumeva mentalmente ogni colpa, quasi cercando di espiare, ripromettendosi che avrebbe assunto un comportamento meno schivo, sperando bastasse ciò a rivedere Adelina. Ma anche così, la ragazza non si vide.
Fabrizio prese a camminare nervosamente lungo l’appartamento, attraverso il disordine degli abiti sparsi a terra, a fianco delle pentole dimenticate nel lavandino, sfiorato dalle fasce orizzontali del sole che si affacciava timidamente dalle persiane sulle finestre.
“Le è accaduto qualcosa. Deve essere così… non ci sono altre spiegazioni. Lei non mi abbandonerebbe mai… mai!”
Provò a convincersi. Incapace di tollerare diversamente. Decise di scoprire il motivo della latitanza e si infilò le scarpe, sopra la maglietta nera una giacca sgualcita, e solcò l’uscio di casa. Disorientato, si rivolse alla signora del primo piano; una anziana pensionata che passava il tempo osservando i vicini della palazzina e la vita che scorreva fuori sulla strada.
«Adelina..? Adelina Ghiotti..? La ragazza che sta su, all’ultimo piano… Si, si.. la vedo passare ogni giorno. Ha avuto un’incidente… Non lo sapeva?»
Lo informò dimostrandosi al corrente.
«Un… incidente?!? No… non so nulla. Cosa le è accaduto? Come sta adesso?»
La incalzò agitato, sentendo la gola inaridirsi.
«Non si sa. Io da qui non posso muovermi. Ma mi ha informata il figlio della Giovanna; la vedova del secondo piano. Il ragazzino stava prendendo l’autobus per andare a scuola, come tutte le mattine, ha sentito un botto a pochi metri di distanza ed ha visto l’Adelina accasciata a terra. Una macchina l’ha investita. Per fortuna non correva molto.. La nostra vicina sembrava essere ancora vigile quando è arrivata l’ambulanza. Adesso è ricoverata in ospedale.. Però altro non saprei dirle… Non posso muovermi…»
Ripetè l’anziana lamentandosi della carrozzella che la confinava. Fabrizio la ringraziò con un filo di voce e si dileguò verso la fermata dell’autobus. Attese con impazienza l’arrivo del mezzo pubblico e contò le fermate necessarie per giungere in ospedale. Vi giunse insieme ad un’ambulanza del pronto soccorso, da cui alcuni infermieri prelevarono una portantina con un ferito ricoperto di sangue. La visione lo fece rabbrividire, ma non si fermò. Proseguì soffermandosi alla portineria per chiedere informazioni, salì diversi piani di scale con il fiatone per non attendere l’ascensore occupato. Quindi, con il cuore in gola, si presentò davanti alla stanza con Adelina dentro. La distinse subito tra le altre degenti; l’inconfondibile carnagione pallida, i capelli scuri sciolti, ora sulle spalle, che incorniciavano un viso emaciato, le spalle magre che fuoriuscivano dalle lenzuola di cotone. Una medicazione bianca e spessa sulla fronte rimarcava l’accaduto.
Fianco al letto un bastone bianco, con un’estremità rossa, dalla verniciatura fosforescente. Un oggetto che non aveva mai scorto prima, forse appoggiato di lato ad ogni sua visita. Un’inaspettata scoperta per l’allibito Fabrizio; la giovane veronese, che da svariate settimane gli offriva un apporto morale, combatteva quotidianamente con problematiche persino più grandi delle sue. Si avvicinò con cautela al letto e le vide riaprire gli occhi vuoti. Dopo un’iniziale smarrimento, Adelina mosse lievemente il capo, arricciando il naso, nutrendosi della nuova presenza che la fece sorridere.
«Buongiorno signor Mavi… Come sta oggi?»
Probabilmente il particolare odore di lavanda e di pelle erano caratteristiche inconfondibili per i sensi acuiti di Adelina.
«Io bene, grazie Adelina… Hai bisogno di qualcosa…?»
Le rispose con un sorriso ancora più radioso e grato del precedente. Per nulla sorpresa. Dando l’impressione di conoscerlo più di quanto lui conoscesse se stesso, in fondo.
«Grazie… Per ora non mi occorre nulla. Sono tutti molto gentili con me. A volte bastano poche cose per fare avvertire il proprio affetto e calore. Qui sono abituati a dimostrarlo….»
Fabrizio soppesò brevemente quelle parole e non disse altro. Si limitò a farle compagnia, ad offrirle quello che aveva ricevuto. E lo stesso fece per i giorni successivi. Anche quando Adelina venne dimessa.

Autore: Keypaxx © Copyright 2007. Tutti i diritti riservati.
uhuhuhuuh!!! son la prima *__*
bellissimo!! bravo bravo bravo ^__^
un bacione KeyPaxx
Tanto per cominciare complimenti per la premiazione meritatissima. Un bellissimo racconto sul male di vivere. Hai saputo descrivere abilmente la morte interiore, l’angoscia, il vuoto, l’isolamento cercato, la solitudine, la paura…..
Un racconto che fa riflettere. La positività di Adelina che sorride e “vede” oltre. Vede molto bene ciò che gli altri non vogliono vedere, sente, percepisce, comprende, aiuta. Lo aiuta senza farlo sentire un malato, senza chiedere, senza consigliare…….
Due vite che si incontrano e sfiorandosi si aiutano a vicenda a vivere…..
Ripeto. Bellissimo racconto, intriso di una profonda sensibilità.
Stefania
@paugirl02
🙂
Eh si, hai l’alloro tra le mani!
😉
Grazie ed un baciottolone per te, stellina!
;*
@Stefy71
Tanto per cominciare, grazie dei complimenti ;). Per andare al nocciolo, nonostante le belle parole dedicatemi dalla giuria nella motivazione della menzione, la prossima volta che mi capiterà, se e quando avverrà, ricordami di chiedere a te il sunto dello scritto, compagna di compleanno; queste erano le parole che avrei “sentito” io assistendo dall’esterno.
Un bacio ed un abbraccio
;*
Beh complimenti!!!
Bello il racconto…beh del resto non mi stupisco, mi piace molto il tuo stile! Riesci a far nutrire simpatia per i personaggi dei tuoi racconti fin dal principio. Senza ovviamente darne una descrizione iniziale completa, anche solo un accenno è capace di dare un’ idea della “persona” che il lettore si trova davanti.
Complimenti ancora!
la depressione è una bruttabestia, ti fa precipitare in un senso di isolamento tremendo, uno stato d’animo vicino all’apatia vegetale.
Qui è descritto questo stato d’animo di solitaria sofferenza, descritto molto bene. A volte basta poco, per uscirne, ma la gente è indifferente ed egoista….
ciao….
Qualcuno dovrebbe spiegarmi perché questo brano non ha vinto! Be’, a me è piaciuto molto. Per certi versi ho ritrovato l’atmosfera del celebre romanzo russo “Oblomov”. Bello e commovente anche il finale. Quello spiraglio è diventato una porta aperta alla luce, al calore. Alla vita. Bravo 🙂
@LimaNera
Grazie! 🙂
Quella dello stile è in effetti una ricerca continua. Spero sempre in evoluzione positiva. Cambiare spesso genere aiuta lo stile a.. fare i muscoli!
😉
@goodnightmoon88
Il problema è che la depressione non è riconosciuta, sovente, come la vera e propria malattia che in realtà è. Solo negli ultimissimi anni, con il suo allargamento a macchia d’olio nella società dell’arrivismo e della decadenza delle ideologie, ci si sta rendendo conto che è un fenomeno da non trascurare.
Ciao a te, ‘mOOn_ella..
😉
@cristalpen
Un giurato ti risponderebbe: Il giudizio della Giuria è insindacabile!
😀
Al di là di tutto, meritevole o meno, sono ben lieto del risultato. Piazzare un racconto, con tutti i crismi del caso, in un concorso prettamente di poesia… beh; è un successo!
😀
Il romanzo russo di Goncharov è un accostamento mica da poco eh!
😉
Però, per Oblomov, non so se si possa parlare più di una rinuncia che di una vera e propria crisi depressiva. Sebbene, il fantasma della depressione, si manifesti in modo insinuoso e subdolo. Poi, alla fine, la sua amata Olga rinuncia a recuperarlo..
Ecco; la prossima volta ti chiamo tra i giurati!
^__________^
molto bello il racconto,
ciao e buon inizio settimana
p.s.grazie al tuo prezioso commento!
Porta pazienza ma lo leggerò domani con calma…dopo l’esame!!! Ho tanto bisogno della tua luce stellare perchè possa passare l’esame!!! Anche una preghierina non fa male…
Un bacino e sogni d’oro! ;*****
Adelina.
Che nome meraviglioso…per me hai vinto comunque. 🙂
complimentisssssssimiiiiiiiiii!!!!!
sei un grande 🙂
ma ti firmi come keypaxx o nome e cognome? curiosità 😉
Bravissimo Pazzo Paxx 😀
Son passato per ascoltare i Baustelle,mi offri una tanica di birra?
Grazie 😀
@qualquna
Grazie molte!
🙂
Un buon inizio settimana anche a te!
@FataZuccherina
Porto pazienza 😉
Ho già provveduto alla danza aliena..
Vedrai che tutto andrà bene!
^_______^
Baciottoli e spruzzatina di stelle…
;***
@soffiodimaggio
Si, è un nome evocativo…
Ho vinto! Ho vinto!
😀
@AdorabileCla
…La curiosità mangiò la lingua al gatto.. non lo sai????
;-P
Grazie per i tuoi complimentissimi e… si; supero il metro e ottanta di altezza!
;-P
;-P
@Faus74
Diavolacci… sei passato troppo tardi per la birra che mi son scolato da solo..
😀
.. e troppo presto per leggerti il racconto in abbinamento alla colonna sonora! (ovviamente, i Baustelle restano! ;)..)
E ti pareva!!!!!!!!
Il solito ingordo 😀
La prossima volta pensa a chi ti vuole ben,uahuahuauhauha 😀
Bella la colonna sonora del racconto…anche se,i Placebo,nun m’attizzano pe nniente 😀
@Faus74
Ahò.. io so’ ‘na spugnaaaaa
😀
Beh, nemmeno a me; ma la canzone, cover di Kate Bush, è perfetta!
😉
… E allora riascoltati i Baustelle!
Incontentabile!!!!!
maroooooooo…
😀
Ma com’è che mi sto intrippando con i Baustelle? 😮
@Faus74
Eh,eh,eh,eh,eh… sei andato a fidarti dei gusti degli extraterrestri; mo’ son cavolacci tua!!!!
;D
Ma non temere; finchè non arrivi a una media di 35 volte al giorno come me…sei ancora recuperabile!
😀
Bellissimo racconto Alberto… è proprio vero che a volte siamo talmente presi dai nostri problemi da non accorgerci che chi ci sta intorno può soffrire più di noi… ma non è mai troppo tardi…
Sono davvero felice per te e per questo riconoscimento!
Un abbraccio e un bacione anzi facciamo tre!!!
;-***
@key #9 sono d’accordo
poem of dead stairs
Complimenti per questo premio meritatissimo.
E’ bello poter far leggere le proprie parole, facendole fluire come un fiume in piena.
Questo racconto è bellissimo, sa esprimere con stile e particolari, una sofferenza interiore che viene appagata dall’armonia dell’essere, che scaturisce da un profondo sentimento di altruismo che al momento del bisogno viene ricambiato facendo comprendere una grande consapevolezza.
Un abbraccio, a presto
Nicoletta
@Dreamt
Grazie!
^_____^
Anche io ne sono molto felice..
🙂
Un baciottolone a te.. anzi tre!
;***
@goodnightmoon88
Bellissima immagine, ‘mOOn_ella!
Perfettamente in linea con il racconto!
^___^
@nicoleperrone
Si, le sofferenze nel racconto si notano in varie chiavi di lettura; alcune evidenti.. altre celate, ma non per questo meno gravi.. ottima analisi anche la tua..
Un abbraccio a te!
buona settimana amico mio 🙂
Con un po’ d’invidia… ti faccio i miei complimentoni… grazie per il tuo ultimo commento e per venire sempre a trovarmi… tu sei bbbbbbbbuonooooooo!
ora il “cattivo” l’ho bloccato… ma, mentre sui multiblog davanti agli altri è sempre molto gentile… mi ha scritto in pvt con un nuovo nick riferendosi “alle mie corbellerie” e che “gli faccio pena”… non ho più la forza per arrabbiarmi… più infierisce e più mi scivola addosso tutto…
Baci, grazie di tutto e a presto!
bellissimo e toccante,
complimenti 🙂
allora bravo!
E’ una storia bellissima! Troppe volte siamo presi dai nostri mali che non ci accorgiamo che a fianco abbiamo chi sta peggio…bel messaggio…grandioso!Complimenti per la premiazione! Meritatissima!
un bacione e scusa l’assenza…causa febbre e raffreddore…siiiigh!
Bacioni carissimo!
@capuncione
A te!
🙂
@IrinaP
Ho capito un po’ poco di tutto il discorso sul “cattivo”…
O__o
Ma il mondo è pieno di frustrati; si vede che scrivi bene. Appena scriverai benissimo aumenteranno anche loro (i frustrati..)
😉
Baci a te!
@tuttodime
Grazie!
^____^
Incarto i complimenti e me li mangio con calma…
🙂
@mysya
E allora grazie!
^___^
@ceinwyn
Ragazza oscuraaaa!!!!!!!!
:))))
Cominciavo seriamente a preoccuparmi!
Non farmi più preoccupare così, eh! Che sennò dico ad Artù che ti graffi!
;-P
Baciottoli!!!
;***
Complimenti, davvero!
La premiazione è più che meritata.
Hai scritto una pagina veramente di grande spessore …
Bellissima storia, narrata con grande maestria e fine sensibilità.
Grazie di cuore.
ti sorrido benevola e ti auguro ogni bene
eleonora
Maledetto spacciatore di Baustelle…mi sto drogando di essi 😀
Sarà la melodia,sarà la sua voce particolare,sarà che la mia guerra deve ancora iniziare,sarà che non uso Bic profumate,sarà quel che sarà 😉
L’ho sentita finalmente questa canzone!!! Sicuramente un meraviglioso testo…
Ho scoperto un gruppo oggi sul lavoro che mi piace da morire! Domani magari posto qualcosa…
Notte caro Alberto
Baci
Io non mi son mosso da qui,la sento in loop,e il padrone di casa non mi offre manco una birraaaaaaaaa,vergognaaaaaaaaaaaa 😀
@Eleonoraely
Ringrazio te per il lusinghiero giudizio e per le belle parole che hai saputo dedicarmi.
Un bacio.
@Faus74
Ahahahahahah..
😀
Devi impazzire di Baustelle, druidooooo!!!
;-P
Inizia a contare le volte quotidiane che la ascolti!
😀
@Dreamt
Ed era ora!
😀
Ah, così invece di lavorare ci ascoltiamo la musichetta, eh?!
Brava, brava..
Un buon risveglio tra le note per te..
;***
@Faus74
E ti credo! Se te hai una scelta dei tempi che pare quella di un bradipo…
;D
Una volta passi che me la son scolata da solo, un’altra che son a letto con le galline (in senso animale, eh!)..
Mo’ adesso me la riascolto pure io, veh!
😀
L’amore è uno straordinario potere nella nostra vita, tutte le volte che dimentichiamo di poter fare un sorriso, di poter donare una carezza o fare un gesto disinteressato perdiamo un po’ della nostra umanità. Moriamo dentro. Ma basta poco per risalire la china, basta scoprire chi intorno a noi ha bisogno di quella nostra briciola di umanità. Basta guardarsi attorno. L’amore che offriamo agli altri colma a sua volta il nostro cuore.
Bellissima storia, emozionante racconto, caro amico. Complimenti!
Quest’opera merita d’essere premiata in molti premi e concorsi letterari.
Vieni a postarlo anche nel Blog degli Autori.
Prometto prometto di leggerlo appena ho un buco libero 🙂
Ciau KeypaZZ ^_^
Non è andato…scusami ma proprio non mi va di pubblicare tale notizia…
Un bacino! :*
Amico mio…se leggi il mio blog ci sono delle buonissime novità nella mia vita 🙂
@ManualediMari
E’ un piacere ricevere anche la tua preziosa impressione, Robert.
Hai analizzato il racconto attraverso l’ottica prettamente sentimentale. Aspetto non esaltato in precedenza ma che è, indubbiamente, una delle caratteristiche di quanto ho scritto.
Grazie!
@Arsek
Resto in apnea..
😀
Ciauz!
@FataZuccherina
:((((
Mi spiace moltissimo. Prendila con filosofia; vedrai che la prossima volta andrà sicuramente molto meglio!
Baci fatati
;*
@capuncione
Visto; complimenti!!!
😀
Ce l’ho fatta! Finalmente ho trovato il tempo per leggerlooo!
Questo racconto è costruito con grande rigore, fino al finale che, dico il vero, per un attimo mi ha commosso, e non è così facile per un vecchio gattaccio come me!
Ora capisco il perché di quella segnalazione. 😉
Mi sono gustato anche il pezzo dei Placebo.
P.s.: Troppo bello, il castello di Valeggio illuminato. 🙂
Complimenti…..grazie dei tuoi passaggi al mio blog
Un saluto Attimi
Bellissimo raconto Key, uno scambio di sè fra due persone, che non ha bisogno di molte parole, non si nutre di obblighi nè di meri doveri.
Fabrizio offre quel che aveva ricevuto e, forse, in quell’aiuto che può offrire ad Adelina, riceve qualcosa in più, per se stesso, qualcosa che gli riempirà la vita più di quello che aveva ricevuto in precedenza da Adelina:
riuscire a vedere oltre….
Bacio
Antonella
P. S: grande canzone sulla colonna a sinistra eh? 🙂
Bene o male tutti hanno espresso le differenti sfumature del tuo splendido racconto. Posso solo aggiungere che è davvero uno scritto che merita ampiamente quanto ricevuto dalla giuria (anzi, ha ottenuto poco rispetto al meritevole… ma chi ha vinto chi era? Umberto Eco?).
Ti auguro quindi che possa seguitare ad avere ancor più successo di quanto ottenuto e spero, di cuore, che qualche editore poco miope si accorga finalmente di te!
Ambra
@MassimoT
Ti porgo un fazzoletto di carta?
😀
Scherzi a parte, è molto toccante la tua espressione. Anche io non sono nuovo a commuovermi davanti (sigh) a qualche opera letteraria o cinematografica..
Il pezzo dei Placebo è perfetta colonna sonora del racconto e mi fa molto piacere che tu l’abbia gradita!
🙂
E si… Valeggio è davvero bella..
😉
@AttimidiLuce
Ringrazio anche te per il gradito passaggio..
🙂
@bastapoco
Certe volte mi spaventate (in senso positivo). Voglio dire; o leggete minuziosamente tutti i commenti precedenti oppure avete delle sensazioni con sfumature stupendamente diverse le une dalle altre..
🙂
Anche le tue, per esempio, sono espresse in maniera molto personale e gradita!
… Il brano della colonna di sinistra è meraviglioso!
😉
Un bacio a te!
;*
@ambradoris
E infatti proprio di “sfumature” parlavo nel mio commento precedente..
🙂
Ora però non esageriamo; tutte le opere, in particolar modo quelle premiate, meritavano di essere premiate. Considera poi che ritengo il mio premio valevole doppiamente. In un concorso di poesia e prosa non è da poco evidenziarsi. Evidentemente è piaciuto davvero!
😉
Per il discorso editori che dirti… la situazione italiana (e non solo) mica è tanto florida. Oggi, a distanza di tanto tempo da quando ho iniziato a scrivere le mie cose sul blog e al di fuori di esso, potrei solo consigliare caldamente agli aspiranti scrittori di non attendersi nulla e prendere solo quello che viene (se viene).
Uno su mille ce la fa. Cantava Morandi.. In questo settore direi uno su un milione (e se ha fortuna)…
Grazie per il tuo gradito commento!
Ciao Key! Grazie per avermi segnalato il link…ora firmo e poi lo copio da me!!!
Un bacione e buona serata…il raffreddore va anche peggio…ma dimmi tu se mi dovevo beccare l’influenza con questo caldo assurdo!!! SOB….
Bacionissimi!!! ^_____^
Secondo me tendi a sottovalutarti. Per quale motivo quello su mille, o su un milione, non ptresti essere anche tu?
Io ti seguo da diverso tempo, ormai.
E, credimi, non hai nulla da invidiare a scrittori che hanno già pubblicato. Arrivare a pubblicare non significa, matematicamente, valere più di un altro. Solo, semmai, aver avuto la giusta dose di conoscenze, il cogliere il momento propizio. Sicuramente serve anche una bella dose di fortuna, il trovare il giusto editore che creda nelle tue capacità. Ma, ripeto, i numeri a mio modesto avviso, li hai tutti.
Ambra.
Stavolta mi son portato una cassa di birra fatta dagli Hobbit,tiè.
E mi rimetto qui ad ascoltare i Baustelle,in loop…polo 😀
@ceinwyn
Di nulla, ragazza oscura. Mi spiace per il tuo brutto raffreddore. Purtroppo in estate è anche peggio.. speriam ti passi presto
😉
Bacissimo
;*
@ambradoris
Ambra, io non mi sottovaluto affatto. Sono realista. Prendo quanto viene. Per questo racconto è arrivato un premio. Se arriveranno altre cose ben vengano, ovvio che non le scanso. Poi nella vita non si sa mai. I bei progetti concretizzati piacciono anche a me. Ma, si sa, per queste cose non basta credere in se stessi; è soltanto il primo piolo della scala..
😉
@Faus74
Beh, vedi di non farmi trovare i bicchieri e le bottiglie vuote quando mi sveglio la mattina; odio lavare le stoviglie di primo mattino!
😀
Prei, premi, premi… Felice di leggerti e leggere dei meritati premi e riconoscimenti che vai raccogliendo. Carissimo Key, un grazie grandissimo per la condivisione di queste tue emozioni e per i testi che ci proponi.
Un picco di umiltà: “tutte le opere meritavano di essere premiate…” sarà anche vero, ma quel… qualcosa in più, fa la differenza. Sempre!
Ti auguro una giornata serena colma di dolcezze.
Baciottoni,
Giulia.
variazione di scale all’interno del racconto sulle note dei placebo, che mi piacciono molto
che mi piacciono molto, dicevo… fanculo splinder!!!
Complimenti per il racconto davvero gradevole, mi ha fatto riflettere. Per
pubblicare come avrai capito dal mio blog purtroppo non posso aiutarti più di tanto… sono comunque convinto che con costanza e un po’ di fortuna sia una cosa più che fattibile, basta non mollare e cercare sempre di migliorarsi. Ti linko il blog appena ho un minuto, ciao e a presto!
Simone
complimenti di cuore… davvero onorata di conoscerti… è bello inseguire sempre i propri sogni e le proprie passioni…
un bacio…
@ventidiguerra
Le tue visite sono così preziose e gradite che l’unico rammarico è riceverne poche..
😉
Un bacio a te..
;*
@goodnightmoon88
Felice ti sia piaciuto il pezzo da colonna sonora. Credo sia azzeccato..
Così come la tua bella immaginetta.
^__^
Baci ‘mOOn_elli..
;*
@smn
Ti ringrazio e ti do il benvenuto sulle mie colonne!
🙂
Che dire riguardo allo scrivere.. mi sono già espresso poco più sopra; di certo la fortuna e le conoscenze hanno una base molto forte.. oltre al resto..
😉
Un salutone!
@shadox
Onore mio!
🙂
I sogni sono il sale e pepe della vita. Senza, mangiamo insipido..
😉
Un bacio a te!
;*
Complimenti per il premio e per il racconto che è bello, sebbene triste…ma da sempre l’allegria non funge da grande ispiratrice.
(Dov’è Kate Bush O – O ?)
grazie di cuore amico mio 🙂
@anneheche
Grazie. Il brano musicale è una cover eseguita dai Placebo su un brano di Kate Bush. Per questo lei compare solo nei credits. La versione dei Placebo la ritengo più adatta (anche se quella di Kate è più bella..).
@capuncione
E di cosa?
;D
Molto bello, davvero. Avvincente e scorrevole, molto profondo. I miei complimenti. 🙂
è da 2 o 3 post che eni commenti mi scrivi solo “corbezzoli o_O”
tutto bene Key? ^__^
@sognatricenata
Ti ringrazio per i graditi complimenti e ti do un caloroso benvenuta su queste colonne!
^_______^
@paugirl02
Eh, corbezzoli, mica è colpa mia se hai stravolto il blog!
..Corbezzoli… tante di quelle novità che quasi non ti riconoscevo, stellina..
E poi.. corbezzoli… con tutto il tempo che mancavi mi stavo pure preoccupando…
Non so se sono stato chiaro (corbezzoli)..
;-P
Buonissima serata caro Key!
Un bacione!!! ^____^
Malgrado le mineeeeeeeee 😀
Complimenti.
a presto.
G;)
@ceinwyn
Passata su Alias .
^_________^
A vedere i cameo di Roger Moore e, soprattutto, l’esordio… del tuo amato signorLocke
🙂
Buona giornata a te, ragazza oscura!
:*
@Faus74
😀
Coraggio; ti stai per tramutare in un druido alieno, ormai… gli occhi già brillano!
;-P
@GiuLia11
Grazie!
🙂
E benvenuta su queste colonne!
Cavoli.. complimenti..!!!
Non riesco a trovare altre parole, ma.. complimenti..!!!
questo me l’ero perso !
COMPLIMENTI KEY! tutti meritati , assolutamente !
*_*
@Silvietta3s
Beh, le hai trovate mi pare…
^__^
Un caldo benvenuta a te ed un grosso ciao!
@marleneinnoir
Felice ti sia piaciuto, Linda!
^___^
Un bacio
;*
Complimenti!
Immagino la soddisfazione ^_^
@D3SY
Complimenti a te, mio dottorino; hai staccato il commento numero 100!!!
^_________________^
Complimenti sinceri, riconoscimento meritatissimo ^_^
@Katherjne
Grazie!!!
^___^
complimenti keypaxx
buon fine settimana
Gemma
@gemmalove
Complimenti graditi, Gemma..
^___^
Un abbraccio e buon week-end a te!
Ma Lock è su Alias????
^_____^
@ceinwyn
Esattamente si!
🙂
Ma che parte fa??? Il buono? Il cattivo??? Argh…che personaggio!!!
^______^
@ceinwyn
Fa uno dei massimi dirigenti dell’FBI; un dipartimento, ovviamente, occulto..
^________^
A volte quello che ci serve per stare bene è accanto a noi, eppure non lo notiamo.Ci convinciamo che la nostra situazione sia la peggiore e vivendo in questa bugia nn vogliamo sentire scuse. La rassegnazione è uno dei peggiori mali di vivere, ma per fortuna a volte accade qualcosa che ci apre gli occhi, accade qualcosa che ci tira fuori dalla menzogna in cui viviamo e ci fa vedere quanto ancora c’è di bello intorno a noi!
Io direi “In Bocca al Lupo signor Mavi…”
@soulsmirror
Analisi molto interessante. Non mi resta che ringraziarti d’averla scritta e, rispondendo per lui: «..Crepi il lupo!»
😉