Negli ultimi tempi non frequento più le sale cinematografiche con una certa regolarità; il che non è un male, la selezione ti costringe a puntare, a intuito, su un elenco ridotto. Questa volta ho optato per un film che attendevo da mesi: The Wrestler del bravo regista Darren Aronofsky con un ritrovato Mickey Rourke in stato di grazia.
La pellicola, vincitrice dell’ultimo Leone d’oro a Venezia, di due Golden Globe (miglior attore protagonista, miglior canzone), candidata a due premi Oscar, presenta uno spaccato quanto più verosimile e realistico di una vita passata nel bistrattato mondo del wrestling, un “dietro le quinte” di chi vive ormai al margine con la speranza, nemmeno tanto profonda, di riuscire in qualche modo a risalire. Prima che celebrare lo sport-spettacolo del titolo, questo è un film sulla vita e sulla sua parte più cinica e aspra che non concede sconti.
È un film sulla solitudine che tocca le corde di quelle persone che la solitudine hanno potuto vederla davvero in faccia. Qui non ci sono eroi senza macchia e senza paura e non ci sono storie a lieto fine: ci sono uomini e donne che annaspano quotidianamente per riuscire a riempire i loro giorni non negandosi quello spiraglio di luce che si vede oltre una cappa di nebbia fitta. Qui chi commette degli errori li paga senza appello e pentirsi non basta. C’è la realtà e c’è l’interpretazione del ruolo: la prima ti prende a calci in faccia e ti scaraventa per terra, Mickey Rourke “The Ram” è però troppo ostinato per lasciarsi andare alla deriva, così tenta di recuperare quello che ha perduto durante il cammino mentre le urla del pubblico lo circondavano. Ma ecco che, anche nella caduta, anche quando ormai il dirupo ti reclama senza appello, la vita ti restituisce un pizzico di dignità riprendendoti rigorosamente di spalle, permettendoti di assaporare, seppure per brevi istanti, i sentimenti che hai perduto per sempre, concedendoti un ultimo lungo volo dalle corde di un ring, lasciandoti l’illusione che forse è finita come volevi, mentre lo schermo diventa buio circondato dalla solita folla inneggiante e le note della tua canzone si snodano nei titoli di coda.
“Qui è l’unico posto dove non mi faccio male”.
Randy "The Ram" Robinson
Autore testi: Keypaxx © Copyright 2009. Tutti i diritti riservati.