L’ambulanza giunse nel tardo pomeriggio per trasportare il vice sceriffo Ernest Calloway all’ospedale più vicino ad oltre mezz’ora di strada.

Nonostante la grossa quantità di sangue uscita, il giovane non perse conoscenza. La pallottola era sbucata dal lato opposto della spalla. Senza ledere organi vitali. Considerando lo stato delle cose, Armand Constantine si riteneva un uomo fortunato. La brutta faccenda si era risolta con un solo ferito e molto spavento. Un risultato ampiamente positivo se paragonato all’ultima azione compiuta dal fuggitivo Mark Littercrown e conclusasi con un’autentica strage.
La fortuna va però aiutata. Ed in questo caso, l’aiuto era stato fornito da Prot.
«Ma che nome sarebbe… Prot?» chiese lo sceriffo all’uomo accanto a lui che lo aveva seguito sino al suo ufficio «Non hai un documento..?»
Ma nessuna risposta giunse dal volto nascosto da due spesse lenti da sole. “Andiamo bene” commentò mentalmente Armand. Cercava di mantenere la massima tolleranza possibile. In fondo, sebbene non sapesse ancora come, quello straniero aveva salvato sua figlia.
«Mi chiamo Prot… che altro le occorre sapere, sceriffo..?» fece infine la voce padrona di una calma assoluta e quasi innaturale.
Dall’aspetto gracile, alto poco più di un metro e settanta, vestito in modo classico con un’anonima camicia a scacchi ed un paio di pantaloni scuri, l’uomo restava seduto davanti alla scrivania del piccolo ufficio.
«Mi piacerebbe sapere da dove provieni, ad esempio. Senza un documento, potresti essere chiunque e fare qualunque cosa. Persino un complice del fuggiasco che hai fermato…»
Il padre di Angela si morse quasi la lingua dopo aver pronunciato quelle parole. Eppure che altra scelta aveva? Le domande facevano parte del suo ruolo. Ottenere delle risposte una parte importante del ruolo che svolgeva.
«E’ curioso…»
«… Che cosa trovi curioso, Prot?»
«Se io fossi un.. complice di Mark Littercrown.. perchè lo avrei tranquillizzato?»
“Tranquillizzato” ripetè a se stesso lo sceriffo. Un’espressione inaspettata che lo fece riflettere. Si asciugò il sudore copioso che scendeva dalla fronte. La temperatura si manteneva costantemente alta a Babeltown. Il clima secco del Texas conferiva alla piccola cittadina la parte di un’oasi di legno e cemento nel mezzo della siccità del deserto.
«Sentimi bene; ti sono grato per quello che hai fatto. Davvero. Non so ancora cosa e come lo hai fatto. Ma hai salvato mia figlia. E gli altri ostaggi. Littercrown è stato riportato in cella. In stato confusionale. Ed i suoi danni sono stati ridotti al minimo. Devo tutto ciò a te, Prot. Ti chiedo solo di non lasciare Babeltown per qualche giorno. Nel caso abbia bisogno di farti altre domande. Puoi alloggiare presso la locanda di Martha. Dille che ti mando io e ti farà un forte sconto per il tuo soggiorno. E’tutto chiaro?»
Il nuovo venuto non diede una risposta diretta. Si limitò ad alzarsi «Posso fermarmi sino a domani; il 27 luglio, poi dovrò.. partire. Dove si trova la locanda di questa.. Martha, sceriffo?»
«Di fronte al mio ufficio trovi lo store di Normand, sulla destra il barbiere, poi l’ufficio del giudice. La locanda è esattamente di fianco a quell’ufficio..»
Sbottò stanco e ambendo a concludere la drammatica vicenda.
Prot non disse altro. Varcò l’uscio dello sceriffo Constantine e si diresse dove indicatogli. Il padre di Angela estrasse nuovamente il fazzoletto dalla tasca della camicia. Il giorno ormai prossimo a far posto alle prime ombre della sera ancora non accennava a mietere l’arsura. Considerò di lasciare l’ufficio per raggiungere la figlia a casa. Desiderava farle capire che poteva contare su di lui. Ora più di prima. Prese le sue cose e si apprestò ad andarsene. Poi rammentò un particolare sfuggente. Solo allora lo valutò in modo più consistente. Per tutto il tempo trascorso con lui, Prot non sudò.
Non sudò mai…

Autore: Keypaxx © Copyright 2007. Tutti i diritti riservati.