Dal forno, l’aroma della pasta frolla snoda invisibili scie che attraversano la cucina e lo attraggono con una gustosa promessa per il palato. Nicola non resiste al richiamo della Maria Stuarda. È il suo dolce preferito. Un’alchimia di zucchero, vanillina, strutto e uova che lo delizia sin dalla più tenera età. Oggi ha nove anni e vorrei non passassero mai. Perché non mi sono quasi accorta degli otto venuti prima. La schiena e le gambe mi dolgono: è il risultato di un lavoro impegnativo, che mi obbliga a maneggiare coltelli dall’alba al tramonto. Quando lui mi è vicino il peso, quell’incredibile insieme di responsabilità e fatica, di dolori e rabbia, scivola via come acqua di sorgente. Eppure, per mio figlio la stringerei nel pugno, troverei il modo di bloccarla senza perderne una goccia. La domenica mattina è un rito, di quelli da passare in due: una scompigliata alla sua chioma ribelle, una colazione insieme e la sapidità di un’insostituibile giornata di festa.
«Non la stai cantando, mamma» afferma Nicola, strofinandosi gli occhi e guadagnando la sedia del tavolo in cucina.
Il mio sguardo incrocia il suo e fatico nel trattenere una lacrima. Un giorno, prima di quanto vorrei, non la domanderà più. Avverto in me un pizzico di egoismo, ma prego il cielo perché quel momento sia ancora lontano.
«Credevo tu stessi ancora dormendo. Ieri sera hai fatto tardi, con la televisione, nonostante l’impegno preso con me.»
«Dai, mamma. Era sabato. Per una volta a settimana…» si giustifica lui, con quel tono tra il viziato e l’innocenza che riuscirebbe a penetrarmi il cuore persino dentro un ghiacciaio.
«Allora?» domanda, in attesa.
Nascondo il viso rifugiandomi verso il forno: non riuscirei a cantarla evitando la commozione, se dovessi incrociare anche i suoi occhi. Nicola trattiene il fiato, immobile. La bocca, immagino come al solito, aperta in un sorriso brillante e guascone, di quelli che, ne sono certa, tra poco tempo, riuscirà a fare breccia nelle ragazzine del borgo e correrà il rischio di spingerle a qualche tenera pazzia, come è accaduto a me, dieci anni fa, con suo padre.
È la festa principali / e scinneru li pasturi / pà adurari nostri signuri. / Bambineddu ruci, ruci, / io ti portu li me nuci / ti li scacciu e ti li manci / accussì sta zittu e nun chianci…* intono, schiarendomi la voce per allontanare il nodo che sento in gola. La schiena duole meno, le gambe diventano leggere, le mani abituate a stringere coltelli sembrano maneggiare petali di rosa.
Infine guardo Nicola. L’espressione candida allontana l’adolescenza. La scuola è ancora lontana e lui gorgoglia dalla sua culla d’infanzia. Nemmeno per tutto l’oro del mondo baratterei questo momento. La Maria Stuarda conclude il rito, in un’estasi di ripieno e crostata.
Lui esce, per la mattutina partita di pallone con gli amici. Mi rimangono le posate da lavare e un senso di leggerezza che permea l’aria sopra la mia testa.
Lì, confusa nei miei ricordi, si affaccia un’altra filastrocca e la voce di mia madre: Minn’acchianassi ‘ncielu si putissi, ccu una scalidda di triccentu passi, nun mi nni curu siddu si rimpissi basta ca ti stringissi e ti vasassi**.
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*È la festa principale / e arrivarono i pastori / per adorare nostro Signore. / Gesù Bambino dolce, dolce, / io ti porto le mie noci / te le schiaccio e te le mangi / così stai zitto e non piangi…
**Salirei in cielo, se potessi, con una scala di trecento gradini, senza preoccuparmi che potrebbe rompersi, purché potessi stringerti e baciarti.
Autore testi: Keypaxx © Copyright per questo testo dal 2018. Tutti i diritti riservati.
Immagini dal web © Copyright aventi diritto: “Christina Ricci” dalla rete.
Nella ideale parte di Belladonna ho scelto dal 2017 Christina Ricci.
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quando l’amore di una madre vive la sua semplicità in queste semplici bellezze, risulta più autentico di mille regali, e il rito della torta è uno dei più belli. Mi viene subito in mente quando mia madre mi faceva le crostate che adoravo, e chissà, anche solo per golosità, l’ammiravo ancora di più, pensando che avevo la mamma più brava del mondo…
@il barman del club
Le crostate? Mmmm… le mie torte preferite.
🙂
La semplicità dell’amore è uno dei motori del mondo e, quando l’infanzia ne è la sua aggiunta, il risultato è un marchio indelebile che ci colpisce l’anima.
😉
Le crostate un ricordo tenerissimo.
Le crostate di mia madre risultavano sempre dei dischi volanti Tanto erano dure Eppure noi le Gustave amo facendo Cri Cri coi denti e su chiudendo gli occhi dal piacere😍.
Che bello questo tuo scritto Com’è emozionante tra le parole e sentimenti che mi riportano indietro a ruolo di figlia e oggi di madre !
sherabbraccicari
@sherazade
Le crostate devono essere “dure”, quelle morbide non mi sono mai piaciute.
🙂
L’augurio per una solare giornata a te.
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Ma ripeto e ripeto e ripeto ancora: chi ama non tradisce.
(Mina)
Un post avvolgente come l’aroma della pasta frolla, bella questa sfaccettatura di maternità, emozioni, pensieri sulla vita e sul tempo, su ciò che sarà… Ottima lettura come sempre compagno di compleanno 🙂
@Stefy71
Sì, compagna di compleanno: dolcezza nella dolcezza. Spesso questi ricordi ci accompagnano per tutta la vita.
🙂
L’augurio a te per una serena settimana.
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Non sono turbato perché mi hai tradito, ma perché non potrò più fidarmi di te!
(Jim Morrison)
Veramente bello questo racconto. Un’atmosfera incantata tra fragranti crostate e tanto amore. Buona serata ^_^
@Saray
Grazie, sono felice che ti sia piaciuto.
🙂
L’augurio per una solare giornata a te.
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A volte rappresenta un tradimento peggiore verso la donna amata tenere tra le braccia lei anziché un’altra.
(Arthur Schnitzler)
Ma che bel capitolo!
La magia di semplici momenti di quotidianità.Il dolce della domenica e le nenie natalizie che inevitabilmente riportano al canto materno. Ed è vero che poi , esaurite certe fasi della vita. mancheranno tantissino.
Complimenti, Key.
@ili6
Sì, la semplicità della quotidianità, i momenti vissuti in famiglia e nell’ambito della crescita, sono alcune delle cose che ci porteremo dentro per sempre e che rappresentano il nostro bagaglio di persona.
🙂
L’augurio per una felice settimana a te.
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