Esdy3 • passo15di16 – Il pianto del cedro

Fluttuare al di sopra di una nuvola. Se Esdy avesse potuto comporre un pensiero cosciente di quanto provava in quel momento, probabilmente sarebbe stato questo. Ma Esdy non pensava in maniera cosciente. Non più. Semplicemente perchè la persona che occupava il suo corpo era diversa. Ora sapeva. Come questa constatazione le tornasse utile adesso era però tutto da scoprire. Aveva inseguito la verità caparbiamente (come un mulo irlandese, si sarebbe potuto dire), si era inoltrata nei meandri segreti della sua famiglia scoprendo informazioni ritenute fuori da ogni logica possibile. Un passato, in gran parte cancellato. Persino su se stessa. Era un prototipo, un esperimento del governo (eppure una ragazza, un essere umano. Di questo era certa).
Ora sapeva.
Il bizzarro locandiere le aveva fornito una versione personale della verità. Una versione plausibile. Purtroppo su una questione sbagliava; neppure lui era perfetto. Incaricato dai servizi segreti (probabilmente dallo stesso padre di Esdy, ma ormai poca importanza aveva) di fare tabula rasa mentale del pericoloso soggetto, stavolta aveva fallito. Forse le sue capacità si erano sviluppate oltre il pensabile, forse era stato commesso un piccolissimo errore di calcolo, forse il carceriere rimaneva soltanto un servo capace di eseguire ordini ma non di prendere iniziative. Anche questo, ormai, era di poca importanza. Coabitavano in lei due persone diverse; la giovane partita alla ricerca della verità che se ne stava rannicchiata in un angolo incapace di accettarsi, e la nuova sprezzante piccola donna che prendeva a calci il macellaio irlandese. Adesso era un fiume in piena che mandava a gambe all’aria il carceriere con ondate di energia psichica (e come era bello vederlo rotolare a terra stringendosi le mani alla testa che minacciava di scoppiargli come un melone). Leggeva la sua paura (la leggeva) in una mente sopraffatta, una mente che stava scandagliando sino alla radice, una mente che avrebbe fatto saltare come una lampadina bruciata. Poi li vede entrare, Syano e… (mamma?) La donna grida e piange, piange e grida parole che non riesce a distinguere (il fiume in piena se le porta via). Sono però sulla riva opposta e non possono guadare, devono restare ad assistere impotenti (Esdy se ne sta rannicchiata in un angolo e non ascolta). Eppure, per qualche attimo, la corrente cambia direzione. Il flusso di telepatia selvaggia si ramifica e si attenua.
Annibal Peter Greatstone (o quello che ne rimane) striscia verso di lei, in ginocchio. Allunga le grandi mani, afferra il casco metallico e lo fissa di nuovo sul suo capo. Esdy, quella sprezzante e selvaggia, se ne va.
Resta solo una giovane dagli occhi verdi raggomitolata in un antro buio e lontano…

Autore: Keypaxx © Copyright 2008. Tutti i diritti riservati.
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